Riprendiamo questa meditazione sull’incarnare la mente dal libro “Kamma and the end of Kamma” di Ajahn Sucitto, disponibile gratuitamente in inglese sul sito Forest Sangha, sito internazionale della tradizione buddhista Theravada della Foresta.Traduzione di Sirimedho Stefano De Luca.
Meditazione di gentilezza e karma
Stabiliamo la nostra presenza nel posto in cui siamo seduti, mettendo da parte le altre preoccupazioni. Chiediamoci: “Come stiamo adesso?” Consideriamo questo, con un tipo di attenzione rivolta all’ascolto. Anche se le sensazioni corporee o gli stati mentali cambiano, prestiamo attenzione alla sensazione generale più continua di come ci sentiamo con tutto questo.
Se la mente inizia a girare con idee su ciò che dovremmo fare o essere, ampliamo la nostra consapevolezza attorno a quel movimento, senza aggiustarlo o combatterlo. Pensiamo lentamente: “che io possa stare bene” nell’arco di un’espirazione. Aggiungiamo “Che io possa ascoltare tutto questo, spaziosamente…”. Potrebbe essere necessario procedere lentamente, con lunghe pause di ascolto tra i pensieri, ma questo potrebbe essere tutto ciò che dobbiamo fare per risolvere un dilemma.
Se vogliamo approfondire la pratica, portiamo alla mente: “Come sarebbe se fossi in presenza di qualcuno o qualcosa che mi guarda con affetto?” (Possiamo anche includere un animale). Portiamo alla mente il pensiero: “Come sarebbe? Come potrei percepirlo?” e prestare attenzione a qualsiasi risonanza nel cuore. In sintonia con la tonalità di un’immagine e un approccio che si adatta. Ascoltiamolo, in modo ampio.
Ricordiamo ogni momento della nostra vita in cui qualcuno è stato felice di vederci, ci ha fatto un favore, ci ha dato un’attenzione gentile o ha apprezzato la nostra presenza. Com’è, adesso? Chiediamoci: “Il mio corpo lo sa?” Prestiamo attenzione a qualsiasi calo di tensione o aumento di energia, in particolare nel viso e nella regione del cuore.
Mettiamo da parte riflessioni o ricordi più generali di quella persona o di quel momento e torniamo a qualsiasi momento specifico di buona volontà e a come è stato per noi. Possiamo ripetere questo con altre persone e diversi incidenti.
Quando riusciamo a stabilire quel processo, indugiamo nel cuore e negli effetti corporei e riduciamo di conseguenza il pensiero. Semplifichiamo e consolidiamo gradualmente il processo fino ad arrivare a una semplice immagine (di calore o luce, per esempio), o un senso corporeo – di agio o di gioia. Sediamoci lì, sentendolo attraverso tutto il corpo come un massaggio. Espandiamo la consapevolezza della sensazione di ciò in termini di disposizione generale fino a quando non c’è bisogno del processo di pensiero.
Mentre ci stabiliamo in quello, respiriamo nella presenza mentale. Quindi espandiamolo attraverso la pelle nello spazio immediatamente intorno a te. Potremmo voler esprimere quella benevolenza a persone particolari o ad altri esseri in generale. Osserviamo chi ci viene in mente facilmente: qualcuno verso il quale proviamo facilmente buona volontà.
Quindi ricordiamo qualcuno per cui non provi sentimenti forti. Considera di vederli fuori dal contesto in cui li incontri normalmente. Immaginiamo che si divertano, o siano preoccupati, o in difficoltà. Dedichiamo un po’ di tempo a completare la tua impressione su di loro in modo comprensivo. ‘Che lui/lei stia bene’. Espandiamo la nostra consapevolezza della sensazione di quel desiderio; osserviamo come influisce sulla tua disposizione generale e sul tono del corpo. Proviamo piacere a sentirci più empaticamente sintonizzati.
Lasciamo che la sensazione e l’effetto di ciò si stabilizzino. Quindi consideriamo qualcuno con cui abbiamo difficoltà. Concentriamoci su un aspetto del loro comportamento che non troviamo troppo difficile.
Consideriamoli fuori dal contesto in cui li incontriamo normalmente.
Immagina che si divertano, o siano preoccupati, o in difficoltà. Dedichiamo un po’ di tempo a completare la nostra impressione su di loro. Proviamo com’è a non sentirsi spaventati o irritati da quelle persone. Mentre percepiamo il nostro rilassamento, portiamo alla mente il pensiero: “Che possiamo essere liberi dal conflitto”. Espandiamo la nostra consapevolezza di quel desiderio e di quell’energia.
Ora potrebbe essere possibile semplicemente stare con noi stessi, dentro noi stessi. Esploriamo la sensazione di chi ci consideriamo essere; cioè, i nostri stati d’animo, energie e processi di pensiero. E qualunque sia il modo in cui possiamo essere in questo momento, pensiamo: “Che io possa questo essere ascoltato. Che io possa ascoltare questo, ampiamente.”
Quando desideri terminare la meditazione, torniamo alla semplice presenza del corpo: il senso di avere un centro, con il resto del corpo che si estende attorno ad esso fino al confine della pelle. Stabilizziamo queste sensazioni prima di aprire gli occhi.
Referenze
Meditazione di gentilezza e karma guidata da Sirimedho Stefano De Luca e registrata nel gruppo di meditazione dell’Associazione Kalyanamitta il giorno 8 luglio 2022.
A questa meditazione sono seguite delle riflessioni di Dharma sullo stesso tema.
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