Di recente Ajahn Jayasāro ci ha inviato un breve insegnamento relativo alla meditazione di gentilezza amorevole, in lingua pāli mettā. Nella meditazione di mettā, tradizionalmente si invia gentilezza amorevole a sé stessi con frasi come “che io possa stare bene, libero e in pace…”, per poi continuare augurando pace e benessere ai nostri cari, ai maestri, agli amici, alle persone estranee fino ad arrivare alle persone con cui abbiamo un rapporto difficile. Sì è però visto che spesso il passo iniziale è quello più difficile, augurare benessere a sé stessi, come ben descrive Ajahn Jayasāro nel suo insegnamento.
Insegnamento di Ajahn Jayasāro dell’8 luglio 2023
Le tecniche di meditazione di mettā iniziano da sfide facili per poi procedere verso quelle più difficili ed impegnative. Il meditante inizia, per esempio, a irradiare mettā a se stesso, poi a coloro che rispetta e ama, quindi alle persone per le quali non prova sentimenti particolari. Soltanto quando la mente si è così rafforzata, ci si rivolge a coloro per i quali si prova rabbia e risentimento.
In occidente, gli insegnanti di meditazione commentano spesso che, sebbene nelle culture buddhiste si consideri se stessi come ovvio punto di partenza per mettā, non avviene altrettanto per i loro studenti. Molti meditanti riferiscono di provare un’ avversione paralizzante per se stessi, insieme alla sensazione di non valere molto. In tali circostanze, una valida alternativa può essere quella di iniziare a diffondere mettā a un gattino o a un cagnolino.
Ed ecco un altro metodo: per quanto le persone possano essere negative nei confronti di sé, è raro che lo stesso avvenga per i propri organi. Quindi questo è il punto da cui partire: “Che i miei occhi possano stare bene! Che possano essere liberi da cataratta e da glaucoma. Che possano sempre vedere bene. Che le mie orecchie possano stare bene! Che possano non essere mai affette da sordità. Che i miei denti possano essere sani! Che la mia spina dorsale possa rimanere in salute! Che i miei polmoni possano stare bene! Che i miei reni possano rimanere sani!
In questo modo, è possibile passare in rassegna tutto il corpo. Non abbiate fretta. Il corpo e la mente sono intimamente connessi, così che quando si irradia mettā a tutte le parti del corpo, essa non rimane confinata
al corpo stesso. Penetra lentamente all’interno delle sensazioni che i meditanti provano per la propria vita, per ciò che sono. Ed è così che provare mettā per se stessi diviene cosa normale e naturale.
Ajahn Jayasāro, 8 luglio 2023

Meditazione di gentilezza verso il corpo
La meditazione prende spunto proprio dalle considerazioni di questo insegnamento per augurare gentilmente benessere e serenità in ogni parte del nostro corpo.
Facendoci aiutare dal respiro, possiamo esplorare tutte le parti del corpo augurandoci che rimangano sane e in buona salute, riconoscendo anche l’importanza per la nostra vita.
Sempre con l’aiuto del respiro, possiamo osservare come questi auguri portino pace e serenità nel corpo e, allargando la coscienza anche alla mente, osservare l’aumentata pace nella mente.
Buona pratica!
REFERENZE
Meditazione di gentilezza verso il corpo guidata da Sirimedho Stefano De Luca e registrata nel gruppo di meditazione dell’Associazione Kalyanamitta il 14 luglio 2023.
Dopo la meditazione vi sono state delle riflessioni sulla condivisione dei meriti:
Foto di copertina di Quinten de Graaf.
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