Iniziamo con questa meditazione iniziale di gentilezza amorevole, chiamata con nome pāli mettā.
In questa meditazione si manda gentilezza amorevole a sé stessi e progressivamente alle altre persone, da quelle a noi più care, alle persone con cui abbiamo pochi o nessun rapporto, fino ad arrivare alle persone per noi difficili.
Spesso questa meditazione viene presentata come una meditazione semplice, ma in realtà è piuttosto avanzata e richiede un congruo livello di stabilità per poterla affrontare. Anche a fronte di questa stabilità rimane comunque una meditazione che può presentare delle asperità, e queste spesso si presentano nel momento in cui inviamo a noi pensieri di gentilezza, di benessere, di accudimento, mentre potremmo avere delle avversioni per il nostro comportamento e la nostra personalità.
Non potremmo infatti inviare gentilezza amorevole alle altre persone se non si è grado di augurarla a sé stessi?
Cominciamo così a sviluppare gentilezza amorevole proprio solo verso se stessi, facendolo ripetutamente così: “‘Che io sia felice e libero dalla sofferenza”‘ o “Che io possa mantenermi libero da inimicizia, afflizione e ansia e vivere felicemente”.
Nella meditazione presentata si osservano prima i bisogni fondamentali a cui vogliamo rispondere, e i loro opposti in termine di privazione: stare bene in salute; avere cibo, vestiti e un’abitazione; avere degli amici che ci permettono di avere supporto e accudimento; essere liberi.
Buona meditazione!
Referenze
Meditazione iniziale di gentilezza amorevole (mettā) di Sirimedho Stefano De Luca registrata nel gruppo di meditazione dell’Associazione Kalyanamitta il giorno 4 novembre 2022.
La meditazione è ripresa dal Visuddhimagga di Buddhaghosa.
Sono seguite delle riflessioni sullo stesso tema:
Immagine di copertina di Andrea Tummons, presa a Springfield, USA.
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