Il Buddha ci inviata ad osservare che non possiamo identificarci con nessuno dei componenti di forma e mente, nemmeno con i nostri pensieri.

Questa meditazione ci permette di osservare i nostri pensieri osservandoli in modo distaccato, senza farci coinvolgere da essi e né giudicarli. Tramite la non identificazione con i pensieri, potremo poi aprire la nostra consapevolezza ad osservare ciò che rimane stabile per tutto il tempo e che osserva quel che accade

Meditazione sulla mente che osserva

Preparazione: Per iniziare, cerchiamo un luogo tranquillo dove possiamo sederci comodamente. Chiudiamo gli occhi e prendiamo alcuni momenti per stabilizzarci, portando l’attenzione al nostro respiro. Sentiamo il fluire dell’aria mentre entra ed esce dai nostri corpi, permettendo alle nostre menti di rilassarsi.

Consapevolezza dei Pensieri: Ora, dirigiamo la nostra attenzione verso i nostri pensieri. Immaginiamoci come seduti sulla riva di un fiume, mentre i nostri pensieri fluiscono via come onde sulla superficie dell’acqua. Possiamo immaginare di osservare quello ce porta un fiume: foglie, animali morti, fiori. Riconosciamo che i pensieri vanno e vengono, ma noi siamo come osservatori distaccati, semplicemente notando la loro presenza senza lasciarci coinvolgere.

Metafora del Cielo: Per comprendere meglio la natura dei pensieri, immaginiamo il cielo aperto sopra di noi. I pensieri sono come nuvole che attraversano il nostro cielo mentale. Possono essere scuri o leggeri, densi o sfumati. Tuttavia, ricordiamo che, nonostante le nuvole, il cielo rimane inalterato e sereno. Siamo come quel cielo, immutabili e liberi da identificazioni con le nuvole dei pensieri.

Consapevolezza Distaccata: Mentre continuiamo ad osservare i nostri pensieri, notiamo se tendiamo ad identificarci con essi. Chiediamoci: “Sono i nostri pensieri? Sono veramente ‘noi’?” Ricordiamo che i pensieri sono fenomeni mentali transitori e non rappresentano la nostra vera essenza. Coltiviamo una consapevolezza distaccata, riconoscendo che possiamo osservare i pensieri senza esserne schiavi.

Etichettatura dei Pensieri: Durante questa pratica, possiamo anche sperimentare l’etichettatura gentile dei pensieri che sorgono. Quando un pensiero si fa strada nella nostra consapevolezza, etichettiamolo semplicemente come “pensiero”. Questo ci aiuterà a distinguere tra l’osservatore e l’oggetto osservato, permettendo ai pensieri di perdere potere e importanza.

Mente che agisce: possiamo osservare come all’apparire di un pensiero si attivino i processi di creazione di una sensazione (l’etichettature di piacevole, spiacevole o neutro), di riconoscimento dell’oggetto di percezione, lo sviluppo di nuovi pensieri, e il cambiamento continuo della percezione sensoriale dell’oggetto percepito (fosse anche un pensiero).

Mente che osserva: possiamo quindi allargare la nostra consapevolezza osservando che se la nostra mente cambia continuamente, c’è qualcosa che osserva questi cambiamenti. Questo qualcosa rimane stabile, non diventa agitato se la mente è agitata o eccitata se la mente trova aspetti piacevoli. Possiamo chiamare questa mente stabile la “mente che osserva”, una base stabile dove non vi è identificazione con il sé.

Ritorno alla Respirazione: Ora, portiamo gentilmente la nostra attenzione alla respirazione. Sentiamo il flusso costante dell’aria che entra ed esce dai nostri corpi. La respirazione diventa un punto di ancoraggio nel momento presente, aiutandoci a trovare stabilità e calma. Lasciamo che le

REFERENZE

Meditazione sulla mente che osserva guidata da Sirimedho Stefano De Luca  e registrata nel gruppo di meditazione dell’Associazione Kalyanamitta il 19 maggio 2023.

Dopo la meditazione vi è stato un commento sul sutta “Non Vostro”.

Foto di copertina di Andrea De Santis