Chi pratica la meditazione spesso si chiede come ci si può difendere dagli influssi negativi, da forme di violenza e aggressività che arrivano dall’esterno.
La domanda è complessa, e la risposta del Buddha è piuttosto articolata, muovendo da un livello convenzionale, ad uno intermedio fino ad uno sopramondano
A livello convenzionale, in cui consideriamo esistente la differenza tra “noi” e “gli altri”, il Buddha consiglia di evitare chi non pratica il Dhamma, favorendo il contatto di chi invece lo fa.
“Non frequentare gli stolti,
Mangala Sutta, Snp 2.4
ma vivere in compagnia dei saggi
e onorare coloro che ne sono degni.
Questa è la più grande felicità.
A livello sopramondano possiamo esplorare e conoscere il vuoto, vuoto da un senso di sé, per cui vediamo che non c’è differenza alcuna tra noi e gli altri, e addirittura che non c’è nulla che si possa realmente definire sé o altro. E’ il livello che ci permette di rimanere stabili di fronte a qualsiasi sollecitudine esterna.
Ma prima di arrivare a questo livello si potrà praticare come suggerisce il Buddha stesso in uno dei sutta più affascinanti, il sedaka sutta:
La parabola degli acrobati (Sedaka Sutta, Samyutta Nikaya, Satipatthanasamyutta 47.19)
Una volta il Beato dimorava tra i Sumbha in una città chiamata Sedaka. Lì il Beato si rivolse ai monaci, dicendo: C’era una volta un acrobata che dopo aver fissato a terra il suo palo di bambù disse alla sua asssistente Medakathalika: “Vieni, cara Medakathalika, arrampicati sul palo di bambù e sali sulle mie spalle”. “Sì maestro”, rispose Medakathalika e arrampicatasi sul palo montò sulle spalle del maestro.
L’acrobata disse poi: “Tu bada a me Medakathalika, e io baderò a te. Proteggendoci a vicenda, dimostreremo le nostre abilità, guadagneremo qualcosa e scenderemo sani e salvi dal palo”.
L’apprendista rispose. “Non è questo il modo migliore, maestro. Tu bada a te stesso, e io baderò a me. Così, se ciascuno protegge se stesso e bada a se stesso, dimostreremo le nostre abilità, guadagneremo qualcosa e scenderemo sani e salvi dal palo”.E’ così che si fa, osservò il Beato, come dice l’apprendista. “Proteggerò me stesso”, con questa motivazione bisognerebbe praticare la meditazione di consapevolezza, satipatthana. “Proteggerò gli altri”, con questa motivazione bisognerebbe praticare satipatthana. Prendendoti cura di te stesso, ti prendi cura degli altri; prendendoti cura degli altri ti prendi cura di te stesso. E in che modo, monaci, si proteggono gli altri proteggendo se stessi? Con la pratica, lo sviluppo e la dedizione alla presenza mentale. E in che modo, monaci, si protegge se stessi proteggendo gli altri? Con la pazienza (khanti) la non violenza (avihimsa) la benevolenza amicizia (metta) e l’empatia (anuddayata)”.
Sedaka Sutta, SN 47.19, Traduzione di Letizia Baglioni
Buon ascolto!
Referenze
Riflessioni sugli influssi negativi registrate nel gruppo di meditazione dell’Associazione Kalyanamitta il giorno 11 febbraio 2022.
Foto di copertina di Slamet Pujiono.
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