Queste riflessioni partono dalla lettura di un sutta in cui il Buddha parla dei venti e dei fiumi, e di come non ci sia nulla di stabile e immutabile.
Il sutta fa parte della raccolta del Saṃyutta Nikāya, la raccolta dei discorsi in gruppi, e fa parte del gruppo dei discorsi che iniziano con gli aggregati, e relativi alla parte (numero 24) dei discorsi sui punti di vista. Essendo il primo dei discorsi di questo capitolo, lo si indica come SN (sigla di Saṃyutta Nikāya) 24.1, ovvero capitolo 24 sutta numero 1.
Il testo è paradossale: il Buddha ci invita a capire per quale causa pensiamo che i ‘I venti non soffiano; i fiumi non scorrono; le gestanti non partoriscono; la luna e le stelle non sorgono e non tramontano, ma rimangono stabili come un pilastro.’ Sembra una domanda strana: chi veramente crede questo? Ma in realtà noi lo crediamo rispetto a un nostro presento sé permanente, quella parte, quella “anima” che ci mantiene uniti dalla nascita alla morte.
Nel sutta il Buddha ci fa vedere come i cinque aggregati di corpo (rupa), sensazioni (vedana), percezioni (sañña), formazioni mentali (come i pensieri, sankhara) e la coscienza (viññana) non siano stabili. E tutto ciò che non è stabile, non è permanente sia inevitabilmente fonte di sofferenza, insoddisfazione e stress.
Da ultimo, il Buddha ci ricorda che chi è andato oltre questi punti di vista erronei è il primo passo verso l’illuminazione, nell’entrata nella corrente, che inevitabilmente porta all’illuminazione completa.
N 24.1: Vāta Sutta – Venti
Un tempo il Buddha soggiornava presso Savatthi nel boschetto di Jeta. Il Buddha così parlò: “Monaci, a causa di cosa, per attaccamento o per attitudine, sorge tale credo: ‘I venti non soffiano; i fiumi non scorrono; le gestanti non partoriscono; la luna e le stelle non sorgono e non tramontano, ma rimangono stabili come un pilastro.’?”
“I nostri insegnamenti sono radicati nel Buddha. È la nostra guida e il nostro rifugio. Signore, possa il Buddha stesso, chiarire tale significato. I monaci ascolteranno e lo ricorderanno.”
“Bene, allora, monaci, ascoltate e prestate molta attenzione, vado a parlare.”
“Sì, signore.” – i monaci risposero. Il Buddha così disse:
“Quando esiste la forma, a causa dell’attaccamento e dell’attitudine alla forma, sorge tale credo: ‘I venti non soffiano; i fiumi non scorrono; le gestanti non partoriscono; la luna e le stelle non sorgono e non tramontano, ma rimangono stabili come un pilastro.’
Quando esiste la sensazione … la percezione … le formazioni mentali … la coscienza, a causa dell’attaccamento e dell’attitudine alla forma, sorge tale credo: ‘I venti non soffiano; i fiumi non scorrono; le gestanti non partoriscono; la luna e le stelle non sorgono e non tramontano, ma rimangono stabili come un pilastro.’ Cosa pensate, monaci? La forma è permanente o impermanente?”
“Impermanente, signore.”
“Essendo impermanente porta sofferenza o felicità?”
“Sofferenza, signore.”
“Quindi, se non ci fosse attaccamento a ciò che è impermanente, pieno di sofferenza e mutevole, tale credo: ‘I venti non soffiano; i fiumi non scorrono; le gestanti non partoriscono; la luna e le stelle non sorgono e non tramontano, ma rimangono stabili come un pilastro.’ – sorgerebbe?”
“No, signore.”
“La sensazione … la percezione … le formazioni mentali … la coscienza è permanente o impermanente?”
“Impermanente, signore.”
“Essendo impermanente porta sofferenza o felicità?”
“Sofferenza, signore.”
“Quindi, se non ci fosse attaccamento a ciò che è impermanente, pieno di sofferenza e mutevole, tale credo: ‘I venti non soffiano; i fiumi non scorrono; le gestanti non partoriscono; la luna e le stelle non sorgono e non tramontano, ma rimangono stabili come un pilastro.’ – sorgerebbe?”
“No, signore.”
“Tutto ciò che è visto, sentito, pensato, conosciuto, cercato ed esaminato dalla mente è permanente o impermanente?”
“Impermanente, signore.”
“Essendo impermanente porta sofferenza o felicità?”
“Sofferenza, signore.”
“Quindi, se non ci fosse attaccamento a ciò che è impermanente, pieno di sofferenza e mutevole, tale credo: ‘I venti non soffiano; i fiumi non scorrono; le gestanti non partoriscono; la luna e le stelle non sorgono e non tramontano, ma rimangono stabili come un pilastro.’ – sorgerebbe?”
“No, signore.”
“Quando un nobile discepolo ha rinunciato al dubbio in questi sei casi e ha rinunciato al dubbio riguardo alla sofferenza, alla sua origine, alla sua cessazione e al sentiero che conduce alla sua cessazione, vengono chiamati nobili discepoli che “entrano-nella-corrente”, non rinascono negli inferi e sono destinati al Risveglio.”
SN 24.1: Vāta Sutta – Venti
Buon ascolto!
Referenze
Riflessioni sui venti di Sirimedho Stefano De Luca registrate nel gruppo di meditazione dell’Associazione Kalyanamitta il giorno 30 settembre 2022.
Queste riflessioni sono state precedute da una meditazione sullo stesso tema.
Traduzione in Inglese dalla versione Pâli di Bhikkhu Sujato, 2018. Tradotto in italiano da Enzo Alfano. Dal sito canonepali.net. Testo orignale di Bhikku Sujato disponibile in inglese con testo a fronte nell’originale pāli su Suttacentral.net.
Foto di copertina di Pema Gyamtsho, primo piano della statua di Buddha Dordhenma a Thimphu, Bhutan.
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