Il tema dell’impermanenza, in pāli anicca, è uno degli aspetti fondamentali della Prima Nobile Verità, il riconoscimento del dolore, della sofferenza, di dukkha. Un modo relativamente semplice eppure molto intenso è quello di osservare i cambiamenti nel nostro corpo
Possiamo farlo con la meditazione, possiamo farlo osservando i cambiamenti che occorrono in ogni momento, coltivando la consapevolezza.
Possiamo anche interrogarci quanto questo corpo sia veramente la nostra espressione, l’espressione di quello che va al di là della nascita e della morte, quello che il Buddha ha denominato il-senza-morte.
Sebbene siamo tutti condannati alla morte, il Buddha insegna qualcosa che va oltre, molto oltre. Vediamo ad esempio l’Amata Sutta, il sutta sul senza-morte:
A Savatti. “Monaci, rimanete con le vostre menti ben radicate nei quattro fondamenti della presenza mentale. Non lasciate che il senza-morte si perda per voi.
“In quali quattro? C’è il caso in cui un monaco rimane concentrato sul corpo in sé e per sé – ardente, vigile e consapevole – soggiogando l’avidità e l’angoscia in riferimento al mondo. Rimane concentrato sui sentimenti … mente … sulle qualità mentali in sé stesse e di per sé stesse – ardente, vigile e consapevole – sottomettendo l’avidità e l’angoscia in riferimento al mondo.
“Monaci, rimanete con le vostre menti ben radicate in questi quattro fondamenti della presenza mentale. Non lasciate che il senza-morte vada perduto per voi.”
Amata Sutta, traduzione di Thanissaro Bhikkhu
Questo aspetto del senza-morte non viene spesso ricordato, ma fa parte addirittura dei canti del mattino, nel principale, il Saluto alla Tripla Gemma, dove si dice: «L’insegnamento del Buddha è come una lampada, illumina il Sentiero e il suo frutto, il Senza-Morte, che è al di là del mondo condizionato».
Vi sono molti modi di provare ad approcciare questo difficile tema. Uno dei modi è quello che nello Zen viene chiamato “il volto originale”, che indica “la non dualità di soggetto e oggetto” quando “non pensiamo che questo sia buono né pensiamo che questo sia male?”, come viene descritto nel libro “Mumonkan – La Porta Senza Porta”, al numero 23. Possiamo far nostro questo insegnamento profondo, e meditare su come fosse il nostro viso prima della nascita dei nostri genitori come dice il koan:
“Com’era il tuo viso prima della nascita dei tuoi genitori?”
Di questo si parla in queste riflessioni di Dharma. Buon ascolto!
Referenze
Riflessioni sulle età del corpo di Sirimedho Stefano De Luca registrate nel gruppo di meditazione dell’Associazione Kalyanamitta il giorno 23 settembre 2022.
“Com’era il tuo viso prima della nascita dei tuoi genitori?” è un famoso koan Zen del Patriarca Huìnéng.
Questa riflessioni sono seguite precedute da una meditazione guidata sullo stesso tema.
Foto di copertina di Valerand Guillaume presa in Indonesia, al Tempio di Borobudur.
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