Il Seminario Esperienza Estetica e cammino spirituale nel Buddhismo, è curato da Giuliano Giustarini e avrà durata da marzo a maggio del 2023.

Con questo ciclo di conferenze Kalyāṇamitta vuole offrire alla comunità delle persone interessate nel Buddhadharma la possibilità di approfondire un tema importante quale l’esperienza estetica correlata al cammino spirituale buddhista, considerando sia l’incontro con l’arte, prevalentemente la poesia, ma anche la scultura e la pittura, che la percezione della bellezza nella vita quotidiana, come illustrato dalla storia in cui il Buddha esclama ad Ānanda: «Quanto sono belle le zone dorate di riso che si estendono fino all’orizzonte! Non sarebbe bello cucire le nostre vesti con lo stesso motivo a scacchi?».

L’esperienza estetica è proprio questo, quando qualcosa entra nel nostro campo di percezione producendo in noi emozioni e stati d’animo imprevisti e non del tutto spiegabili, rimandando a una conoscenza intuitiva di qualcosa al di là dell’oggetto percepito, coinvolgendoci profondamente.

Per questo il nostro direttore scientifico, Giuliano Giustarini, ha riunito esperti di pratica insieme a docenti e ricercatori universitari capaci di condurci in un viaggio attraverso alcune modalità in cui l’esperienza estetica si intreccia con la pratica del Dharma.

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Modulo di iscrizione

Per partecipare al ciclo di seminari, è necessario compilare il modulo seguente per ricevere i link di collegamento online e gli eventuali materiali informativi.

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Costi

Il seminario è completamente gratuito, con possibilità dei partecipanti di offrire un dāna. Il dāna è una forma tradizionale buddhista di donazione libera, vissuta come sintesi di generosità e introspezione i cui benefici si estendono ben oltre la relazione tra donatori e destinatari.

Programma

I seminari saranno tenuti tutti online. Ai partecipanti sarà inviata una email con il link a Zoom per poter partecipare. Seguono i dettagli su giorni ed ora dei singoli interventi.

La partecipazione è aperta a tutti e non ci sono requisiti richiesti. Per partecipare basta cimpilare il form appostito che si trova più in alto nella pagina.

Pratica dell’esperienza estetica tra ideale e senso d’urgenza

6 marzo, 19.00-20.30
Stefano Sirimedho De Luca

L’esperienza estetica nel Buddhismo permette di penetrare in modo intuitivo verità nel cammino verso la liberazione. Poesie, racconti, dipinti e statue sono capaci di proporre e indurre la percezione diretta di elementi distintivi del Buddhadharma e stimolare l’urgenza del percorso spirituale, anche tramite l’uso di artefatti artistici come oggetto di pratica. Esploreremo insieme con degli esempi come l’esperienza estetica possa essere una componente significativa della pratica.

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Theragāthā (Versi degli Anziani): Ritmi e il loro significato nei versi Pali

13 marzo, 19.00-20.30
Erich Tam Kam Wai
(Traduzione dall’inglese all’italiano: Giuliano Giustarini)

Per un apprezzamento più profondo dei versi nel canone Pali, i lettori/ ascoltatori devono capire non solo il loro significato, ma anche l’alaṁkāra (abbellimenti, stili, poetica). Prendendo come esempi alcuni versetti della Theragāthā, questa conferenza mira a presentare alcune delle strategie dei poeti nell’uso dei metri per esprimere alcuni messaggi chiave e infondere santa-rasa (sapore di pace) in queste poesie. Alla fine della lezione, si auspica che i partecipanti avranno una comprensione di base di (1) metri Pali, (2) le loro possibili funzioni in versi Pali, e (3) le sue potenziali relazioni con il canto, meditazione e santa-rasa.

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L’elogio della bellezza negli insegnamenti del Buddha dal Canone pāli

20 marzo, 19.00-20.30
Giuliano Giustarini

Nonostante gli insegnamenti del Buddha sottolineino continuamente la perniciosità dell’attaccamento e il pericolo che questo si insidi nell’esperienza sensoriale, la letteratura buddhista rivela anche una visione luminosa della bellezza. La sensazione piacevole (sukha-vedanā), se non compresa profondamente secondo la sua natura intrinseca ovvero come impermanente, insoddisfacente e priva di un’identità separata, è terreno fertile per la sete (taṇhā) e per il senso di appropriazione (upādāna). Prevale quindi, specialmente nei testi più antichi, una certa cautela verso tutto ciò che può suscitare tale sensazione. Osserveremo alcuni passi emblematici di quello che si presenta invece come un invito a interiorizzare la bellezza di ciò che è condizionato, fatto, composto, in continuo divenire, al fine di volgersi verso la bellezza dell’incondizionato, non-fatto, non-composto, non soggetto al divenire.

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“Non sanno forse, queste donne, che la giovinezza è transitoria?” Bellezza femminile, sonno e risveglio dal Buddhacarita di Aśvaghoṣa alla poesia cortese della dinastia Liang (502-557)

27 marzo, 19.00-20.30
Laura Lettere

Il Buddhacarita di Aśvaghoṣa è un poema sanscrito databile tra il primo ed il secondo secolo; composto con un esplicito fine estetico, narra la vita del Buddha Śākyamuni dalla nascita alla prima predicazione (primi quindici capitoli in sanscrito) e dalla formazione del saṃgha fino al parinirvāṇa e alla partizione delle sue reliquie (capitoli 16-28, conservati nelle traduzioni cinese e tibetana). Nel narrare della giovinezza del principe Sarvārthasiddha, in tre diverse occasioni il poeta indulge in lunghe descrizioni delle donne di corte, soffermandosi a lungo su ciascuna di esse con intensi primi piani e riferimenti a tutti i sensi coinvolti (vista, olfatto, udito). Il Buddhacarita è stato tradotto in cinese nella prima metà del quinto secolo dal monaco cinese Baoyun (376?-449), che molto probabilmente non ritenne che brani tanto licenziosi fossero adatti ai  lettori della sua traduzione. Pur fortemente censurate nella versione cinese, le descrizioni del Buddhacarita hanno incontrato un grande successo in Cina e il nuovo modo “multi-sensoriale” di descrivere le donne (e le donne addormentate) ha avuto una straordinaria influenza sulla poesia gongti, un genere di poesia di corte di ispirazione buddhista fiorito nella Cina meridionale durante la dinastia dei Liang.

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Introduzione all’estetica indiana

24 aprile, 19.00-20.30
Bruno Lo Turco


L’estetica indiana ruota attorno al concetto di rasa, “sentimento”. La teoria del rasa nasce come riflessione sullo specifico teatrale attorno al II sec. d.C. Il rasa è in primo luogo la risposta emotiva di chi assiste alla rappresentazione di un dramma. Tale risposta rimarrà sempre, in India, l’archetipo di ogni possibile esperienza del bello. La natura profonda di tale esperienza è uno degli oggetti favoriti del dibattito filosofico in India. Secondo alcune interpretazioni questa natura chiama in causa la sfera delle realtà trascendenti. Anche la teoria letteraria sanscrita dipende da queste riflessioni. Fondamentale in questo campo è il concetto di dhvani, “eco”, “implicazione”, “suggestione”, che è inscindibile da quello di rasa. La poesia per essere tale non deve anzitutto asserire, ma suscitare risonanze.

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L’esperienza estetica della natura nei versi degli antichi monaci (Theragāthā) e monache (Therīgāthā) buddhisti

22 maggio, 19.00-20.30
Chiara Neri

Il Buddhismo è noto per sottolineare il rispetto per tutte le creature viventi, l’interdipendenza tra gli esseri e gli eventi che accadono e il valore della coesistenza armoniosa dell’uomo nel suo ambiente. Nei testi buddhisti però la natura ha anche un altro importante ruolo: quello di veicolare la percezione della bellezza e di influenzare così anche lo stato mentale del praticante. Analizzando alcuni passi del Theragāthā e del Therīgāthā proveremo a discutere e riflettere insieme sul riverbero della fruizione dell’influenza estetica della natura nel cammino soteriologico buddhista.

Ragione e meditazione nel Mahāyāna

23 maggio, 18.00-19.30
Serena Saccone


Il cammino spirituale del Mahāyāna è tradizionalmente associato alla coltivazione di tre tipi di saggezza, propedeutici l’uno all’altro: la saggezza relativa allo studio/apprendimento delle scritture buddhiste (śrutamayī prajñā), la saggezza relativa alla riflessione/ragionamento (cintāmayī prajñā) e la saggezza relativa alla realizzazione meditativa (bhāvanāmayī prajñā). La seconda, in particolare, è tesa a investigare il significato ultimo delle scritture, favorisce lo sviluppo di una convinzione razionale della verità oggetto della meditazione ed elimina il dubbio riguardo a essa. È da mettersi in relazione con il ragionamento logico connesso al dibattito filosofico con altre tradizioni buddhiste e scuole di pensiero brahmaniche. Questo incontro avrà lo scopo di illustrare, attraverso esempi tratti dalle fonti filosofiche classiche delle tradizioni buddhiste del Mahāyāna, l’uso e l’intendimento di queste tre saggezze e, più specificamente, della saggezza relativa alla riflessione/ragionamento.

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