Sono qui disponibile delle riflessioni di Dharma su questo importante sutta, Anattalakkhana Sutta, il secondo profferito dal Buddha ai cinque monaci che lo avevano accompagnato durante la vita estremamente dura che aveva preceduto la scoperta della Via di Mezzo e l’illuminazione del Buddha. Questo iniziale “gruppo dei cinque” (pañcavaggiya) discepoli (Kondañña, Bhaddiya, Wappa, Mahanama e Assaji), divennero tutti arahant , illuminati, dopo aver ascoltato questo discorso.

Possiamo facilmente dire che questo è uno dei discorsi del Buddha più importanti.

In questo discorso, il Buddha analizza i costituenti del corpo e della mente (khandha) di una persona e dimostra che ognuno di essi è impermanente (anicca), soggetto alla sofferenza (dukkha) e quindi inadatto all’identificazione con un “sé” (atta).

SN 22.59: Anattalakkhana Sutta – Sul non Sé

Una volta, il Bhâgavat soggiornava al parco dei Daini, ad Isipatana, vicino a Bénarès. Il Bhâgavat si rivolse così ai cinque monaci e disse:
“La forma, monaci, non è il Sé. Se la forma fosse il Sé, monaci, la forma non sarebbe soggetta alle malattie e si potrebbe dire a proposito del corpo: “Che la forma, questo corpo fisico, diventi così. Che la forma, questo corpo fisico, non diventi così.” Tuttavia, poiché la forma, questo corpo fisico, non è il Sé, il corpo è soggetto alle malattie ed il Sé non ha la possibilità di dire a proposito del corpo: “Che il mio corpo diventi o non diventi tale per me.”

La sensazione, monaci, non è il Sé. Se la sensazione fosse il Sé, monaci, la sensazione non sarebbe soggetta alle malattie e si potrebbe dire a proposito della sensazione: “Che la mia sensazione diventi così. Che la mia sensazione non diventi così.” Tuttavia, poiché la sensazione non è il Sé, la sensazione è soggetta alle malattie ed il Sé non ha la possibilità di dire a proposito della sensazione: “Che la mia sensazione diventi o non diventi tale per me.”

La percezione, monaci, non è il Sé. Se la percezione fosse il Sé, monaci, la percezione non sarebbe soggetta alle malattie e si potrebbe dire a proposito della percezione: “Che la mia percezione diventi così. Che la mia percezione non diventi cosìò.” Tuttavia, poiché la percezione non è il Sé, la percezione è soggetta alle malattie ed il Sé non ha la possibilità di dire a proposito della percezione: “Che la mia percezione diventi o non diventi tale per me.”

Le formazioni mentali, monaci, non sono il Sé. Se le formazioni mentali fossero il Sé, monaci, le formazioni mentali non sarebbero soggette alle malattie e si potrebbe dire a proposito delle formazioni mentali: “Che le mie formazioni mentali diventino così. Che le mie formazioni mentali non diventino così.” Tuttavia, poiché le formazioni mentali non sono il Sé, le formazioni mentali sono soggette alle malattie ed il Sé non ha la possibilità di dire al loro proposito: “Che le mie formazioni mentali diventano o non diventino tali per me”

La coscienza, monaci, non è il Sé. Se la coscienza fosse il Sé, monaci, la coscienza non sarebbe soggetta alle malattie e si potrebbe dire a proposito della coscienza: “Che la mia coscienza diventi così. Che la mia coscienza non diventi così.” Tuttavia, poiché la coscienza non è il Sé, la coscienza è soggetta alle malattie, ed il Sé non ha la possibilità di dire a proposito della coscienza: “Che la mia coscienza diventi o non diventi tale per me.”

“Cosa pensate, monaci? La forma è permanente o impermanente?”
“La forma è impermanente, Bhâgavat.”
“Se una cosa è impermanente, è piacevole o dolorosa?”
“Dolorosa, Bhâgavat.”
“Quindi, ciò che è impermanente è doloroso, soggetto al cambiamento, allora si può dire: “Ciò è mio, io sono così, questo è il mio Sé?”
“Certamente no, Bhâgavat.”
“Cosa pensate, monaci? La sensazione è permanente o impermanente?”
“La sensazione è impermanente, Oh Bhâgavat.”
“Se una cosa è impermanente è piacevole o dolorosa?”
“Dolorosa, Bhâgavat.”
“Quindi, ciò che è impermanente ……………

“Cosa pensate, monaci? La percezione è permanente o impermanente?”
“La percezione è impermanente, Bhâgavat.”
“Se una cosa è impermanente, è piacevole o dolorosa?”
“Dolorosa, Oh Bhâgavat.”
“Quindi, ciò che è impermanente ……………..

“Cosa pensate, monaci? Le formazioni mentali sono permanenti o impermanenti?”
“Le formazioni mentali sono impermanenti, Oh Bhâgavat.”
“Se una cosa è impermanente, è piacevole o dolorosa?”
“Dolorosa, Bhâgavat.”
“Quindi, ciò che è impermanente ………….

“Cosa pensate, monaci? La coscienza è permanente o impermanente?”
“La coscienza è impermanente, Bhâgavat.”
“Se una cosa è impermanente, è piacevole o dolorosa?”
“Dolorosa, Bhâgavat.”
“Quindi, ciò che è impermanente è doloroso, soggetto al cambiamento, allora si può dire: “Ciò è mio, io sono così, questo è il mio Sé”?”
“Certamente no, Bhâgavat.”

“Ne risulta, monaci che tutto ciò che è corpo, passato, futuro o presente, interno o esterno, grossolano o sottile, meschino o eccellente, lontano o vicino, tutto ciò che è corpo deve essere considerato, secondo la retta conoscenza, come è, dicendo: “Ciò non appartiene a me, io non sono così, questo non è il mio Sé.”

Ne risulta, monaci che tutto ciò che è sensazione, ……………

Ne risulta, monaci che tutto ciò che è percezione, ………………

Ne risulta, monaci che tutto ciò che sono formazioni mentali, …………….

Ne risulta, monaci che tutto ciò che è coscienza, …………

Considerando i fenomeni in questo modo, monaci, il discepolo sapiente si distacca dal corpo, dalla sensazione, dalla percezione, dalle formazioni mentali, dalla coscienza. Così distaccato, è privo di desiderio. Senza desiderio, è libero dal desiderio. Quando è libero dal desiderio sorge la conoscenza e ottiene la liberazione”.

Così parlò il Benedetto. I cinque monaci, lietissimi, si rallegrarono della parola del Benedetto. Inoltre, durante questo sermone, la mente dei cinque monaci fu liberata completamente da ogni attaccamento.

Traduzione in Inglese dalla versione Pâli di Ñanamoli Thera. Tradotto in italiano da Enzo Alfano.

REFERENZE

Commento e Riflessioni di Dharma sull’Anattalakkhana Sutta di Sirimedho Stefano De Luca, registrate nel gruppo di meditazione dell’Associazione Kalyanamitta il 28 aprile 2023.

Il testo del sutta è stato tratto dal sito CanonePali.net